6 agosto 2022.
Francesca e Immacolata sono una coppia lesbica.
Una sera, il padre di una delle due ragazze le aggredisce con un coltello, le minaccia di morte e le insegue per tutta la notte.
Questo è l’ultimo dei DICIOTTO episodi di lesbofobia riportati dai media a partire da gennaio 2022 a oggi: in sette mesi e mezzo vi è una media di circa 3 casi al mese.
Quello riportato non è un episodio di omofobia – come scritto nella stragrande maggioranza delle testate giornalistiche – bensì di LESBOFOBIA. Crediamo che sia fondamentale riportare una narrazione corretta dei fatti e fare un uso corretto delle parole, per evitare che l’identità lesbica venga nuovamente invisibilizzata e che le parole violente dell’aggressore diventino protagoniste, nell’ottica sensazionalista propria dei media.
La violenza lesbofobica non è un fenomeno superficiale o di bassa portata, da sottovalutare o silenziare; è un tipo di violenza legata all’orientamento sessuale, ma che rappresenta anche un fenomeno più complesso, in cui si intersecano misoginia, sessismo ed eteronormatività.
Ecco solo alcuni dei titoli comparsi su media locali e nazionali (online e cartacei):
- Salerno, rifiuta la relazione gay della figlia: coltellate a lei e alla compagna
- Salerno, padre rifiuta la relazione omosessuale della figlia: aggredisce lei e la compagna a colpi di coltello “Morite insieme”.
- Accoltella la figlia gay e la compagna
- Aggressione omofoba a Salerno
- Salerno, padre rifiuta relazione lesbo e tenta di accoltellare figlia e compagna
- Aggressione LGBT a Salerno, le video-minacce del padre alle ragazze
Leggi il report completo 2021 sulla Lesbofobia in Italia »
Nella narrazione giornalistica, quindi, il termine lesbofobia (ovvero il termine corretto per descrivere questo tipo di violenza) non compare praticamente mai, anzi, viene utilizzato solo 2 volte su 38 articoli esaminati, mentre prevalgono termini inesatti come “omofobia”, “omosessuale” e “gay”.
Altri titoli di esempio:
- Padre rifiuta la relazione gay della figlia e accoltella lei e la compagna: “Volete morire insieme?”
- “Morite insieme”. Accoltella la figlia gay e la compagna
- Salerno, padre rifiuta la relazione omossessuale della figlia: aggredisce lei e la compagna a colpi di coltello
- La storia di Francesca e Immacolata, accoltellate perché gay: «Morirete insieme, mi voglio fare 30 anni di carcere»
In alcuni titoli, tuttavia, la parola “LESBICA” viene utilizzata, sebbene poi – all’interno della maggioranza di tali articoli – si riprendano nel testo le parole “omosessualita” o “relazione omosessuale”.
Su 38 articoli, solo in 3 titoli c’è la definizione “coppia lesbica”; in 7 titoli compare invece la parola “lesbica”, accompagnata però (all’interno del testo) da “omofobia/aggressione omofoba”.
Le immagini collegate agli articoli sono ugualmente irrispettose verso le donne bersaglio e puntano solo ad enfatizzare la violenza o le forze dell’ordine: sui 38 articoli analizzati, nella maggioranza compaiono immagini cupe di mani (o di figure ombra maschili) che impugnano un coltello o tenute strette minacciosamente “a pugno”, o immagini dell’arma, altresì figure di donne spaventate, relegate in un angolo di una stanza, a terra sul pavimento e che, a protezione del loro volto, mettono le proprie mani, o addirittura dei corpi contusi.
Solo in cinque articoli è stata inserita una fotografia di Francesca e Immacolata, sorridenti o mentre si scambiano un bacio.
Come il femminicidio configura un atto di violenza a matrice sessista e misogina, la lesbofobia costituisce parimenti un fenomeno non casuale, quanto piuttosto rappresentativo di una cultura patriarcale, misogina, sessista ed omolesbobitransinterafobica.
Il nostro progetto è ribaltare tutto questo: creare spazi sicuri sempre più ampi e diffusi.