Online il nuovo report 2023 sul fenomeno della Lesbofobia in Italia

La Rete “Medus3. OsservAzioni sulla Lesbofobia”, in occasione del 17 maggio 2023 – Giornata internazionale contro la lesbofobia, l’omofobia, la bifobia e la transfobia – pubblica il secondo Report annuale con i risultati del monitoraggio della lesbofobia in Italia. Si tratta di un progetto collettivo e sinergico fra associazioni (ALFI – Associazione Lesbica Femminista Italiana, Azione Gay e Lesbica Firenze, Lesbiche Bologna, Omphalos LGBTI+, Rete Donne Transfemminista di Arcigay) e singole attiviste.

 

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L’analisi dei dati raccolti dal Questionario, elaborato dalla Rete stessa, mette in luce non solo la narrazione delle persone che hanno subìto episodi di lesbofobia, ma anche la profonda differenza fra la rappresentazione mediatica del fenomeno e i dati.

Se al Questionario hanno risposto ben 238 persone, di cui il 21,2% riferisce di aver subìto oltre 10 episodi di lesbofobia nella sua vita, gli episodi di violenza lesbofobica arrivati all’attenzione dei media nel corso del 2022 sono stati solo 20. Questo dato dimostra con chiarezza quanto la lesbofobia sia a tutti gli effetti un fenomeno sommerso ed invisibilizzato nella narrazione mediatica italiana, ma il Report non si ferma ad osservare solo questo.

La lesbofobia è un fenomeno di violenza strutturale, sistemica e multifattoriale, dimenticato dalle Istituzioni e silenziato dagli organismi di informazione, che rifiutano di fornirne una corretta narrazione. La matrice della lesbofobia è chiaramente il sistema patriarcale, e le sue sfumature comprendono misoginia, sessismo ed omolesbobitransfobia.

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“Medus3. OsservAzioni sulla Lesbofobia”, è una Rete Nazionale di Associazioni, collettivi e attiviste femministe, transfemministe, lesbiche, bisessuali e trans* che intende smascherare questo sistema di invisibilizzazione e rifiuta la sua matrice, responsabile non solo del fenomeno, ma anche della sua narrazione distorta. Dal 2020 la Rete si occupa di monitorare il fenomeno della lesbofobia in Italia, perché non sia erroneamente percepita come fenomeno minoritario dalla società, dai media e anche dal movimento LGBTQIA+ stesso, proponendo azioni di contrasto politiche e culturali.

 

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